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Cosa mi porto in crociera?

F&B Yachting, vendita di accessori nautici
Pubblicato da Ezio Grillo in Crociera · Mercoledì 25 Lug 2018
Tags: viaggiocrocierabagagliovacanzanauticamareconsigliturismo
Nessun noioso preambolo: lo sappiamo tutti che in barca bisogna pensare al proprio bagaglio in maniera accorta e rigorosa.

Ecco quindi, per chi lo volesse, qualche consiglio e punto di vista utile:

Iniziando dalla borsa, la cosiddetta sacca del marinaio, la quale non dev’essere una borsa rigida o ocn parti rigide(quindi neanche un trolley) in quanto, svuotata, difficilmente sapremmo dove stivarla.
Borsa o sacca che sia deve essere totalmente ripiegabile, altrimenti ci troveremmo per tutta la navigazione una borsa tra i piedi in cabina.

 
Che si navighi fra isole deserte o a Porto Cervo, in mare non si sfoggiano tenute sfarzose, completi eleganti, decine di paia di scarpe ed altri indumenti evidentemente inutili ai fini della navigazione oltre che ingombranti: lo spazio è infatti poco e sacro perché va condiviso.

Chi si stesse facendo degli scrupoli, deve sapere che è apprezzato ovunque nel mondo chi si presenti in banchina con un abbigliamento sportivo ed adeguato: d'altro canto viene invece comunemente deriso e additato come “parvenu”, chi sbarca vestito come un damerino.

I membri dell’equipaggio con un gusto più trendy si tranquillizzino perché possono comunque cavarsela con abbigliamento tecnico di brand riconosciuti e qualche idea che faccia la differenza (un vivace foulard al collo, un cappello originale).
 
Infatti, in barca, è d’obbligo un abbigliamento base ben preciso:  anche in agosto, bisogna disporre di quanto serve a proteggersi non solo dal caldo e dal sole, ma anche dal freddo e dall’umidità.
Anche se non prevista, bisogna considerare l’ipotesi di dover affrontare (magari a causa di un ritardo) una navigata notturna, e comunque del maltempo…

Ogni capo deve essere resistente e non svolazzante (per evitare che si incattivi pericolosamente in qualche manovra) e se poi è di un color visibile in mare (giallo, arancione o rosso), abbiamo fatto la quadra fra tradizione e sicurezza.

La cosa più importante è comunque predisporsi due tenute complete: una decisamente contro il freddo con pantaloni resistenti (jeans o pantaloni in cotone, oppur  tecnici da barca), maglietta spessa, maglione pesante o pile, calze e biancheria adeguata; l’altra più leggera con pantaloncini, maglietta e maglioncino di cotone.
Ma è fondamentale che per ogni tenuta sia previsto anche un ricambio completo: il rischio di infradiciarsi è infatti concreto anche se non si cade in acqua.
 
Potrebbe accadere (raramente in estate), che a causa di freddo particolare si debba ricorrere ad una vestizione multistrato (a cipolla) con la sovrapposizione di golf: in questo sfortunato caso il doppio ricambio è di ovvia utilità.

Quello che però bisogna assolutamente avere, e di buona qualità, è una cerata CON i pantaloni.
 
Qui apriamo una breve parentesi: oggi esistono cerate pesanti (non necessariamente imbottite) e cerate leggere.  Il “pesante” indica la grammatura del tessuto esterno, quindi la sua resistenza all’acqua nel tempo:  non la protezione dal freddo.
 
Suggerisco che d’estate tutti a bordo abbiamo una cerata completa leggera, ma il comandante e almeno quel membro dell’equipaggio che gli fa da secondo nelle manovre, nelle notturne e nei momenti difficili, siano dotati di cerata pesante (e magari di una cerata leggera in più – io almeno faccio così).
Queste due persone devono inoltre assicurarsi una imbragatura di sicurezza personale.

Sulle scarpe da barca c’è un’ampia letteratura. Il mio consiglio, oltre all’ovvia raccomandazione di non muoversi  a piedi nudi in navigazione, è che tutti a bordo abbiamo un paio di scarpe da ginnastica con suola chiara (così da vedere se è pulita e non rischiare di lasciare strisciate di gomma scura): queste scarpe non devono scendere di bordo non solo per le ovvie ragioni d’igiene, ma anche per rispetto all’armatore che altrimenti dovrebbe dannarsi per tenere la coperta in ordine.

Le sopra indicate due persone dovrebbero invece dotarsi  di vere scarpe da barca, protettive e con suola morbida con ottima tenuta.
 
Poi… gli stivali da barca. Io non li amo affatto perché occupano spazio, sono pesanti  e, se si cade in mare, ti trascinano sott’acqua. Ma siccome con i piedi bagnati si resiste poche ore e ci si ammala, la mia soluzione è negli scarponcini da barca d’inverno e, d’estate, nelle scarpette in neoprene (tipo i calzari da sub).
 
Ci sono alcuni piccoli accessori “personali” che considero indispensabili per qualsiasi crociera: un coltello a serramanico o meglio una pinza multiuso, una torcia stagna a led magari ricaricabile, la scorta dei propri farmaci con qualche cosa in più (aspirina, cerotti, pomata contro le scottature e punture d’insetti, gocce per le orecchie, pillole per il mal di mare, ecc.), collirio, occhiali da sole (magari un paio di riserva), una coppia di cappellini (se ne perde sempre almeno uno), sapone marino (per lavarsi in acqua di mare), una maglia in lycra per proteggersi dal freddo o anche per fare il bagno senza pensieri se si è scottati.
 
Quale dotazione personale del comandante, un bel visore notturno analogico…
 
Invece, per farsi due risate, questi sono alcuni accessori personali che non avrei mai voluto trovare a bordo:
 
Le borse rigide: ne ho già accennato ma è bene ribadire.
Il phon: dovrebbe essere  bandito per legge anche se la barca fosse dotata di un potente generatore, perché  sparpaglia i capelli che finiscono irrimediabilmente in sentina o nello scarico della doccia procurando enormi fastidi a chi poi deve pulire. Se proprio non se ne può fare a meno, va utilizzato nei bagni delle marine.
Ferro da stiro: nulla di più adatto per rovinare qualsiasi superficie di bordo.
Disinfettanti e detergenti liquidi non specifici: possono rovinare gealcoat e guarnizioni. Se si è maniaci dell’igiene: nessun problema. Ma che si utilizzino disinfettanti e detergenti idonei e biodegradabili.
Scarpe di cuoio e scarpe col tacco, nonché gli zoccolii di diversa natura: che si indossino in banchina si può sopportare, ma non devono mai toccare nemmeno la passerella.
Torcia da testa: tipica di chi vuol fare il tecnico ma non ha mai navigato. La torcia da testa si usa a bordo solo per interventi nei gavoni o in emergenza in condizioni in cui si devono avere le mani libere: e ne basa una. Ogni altro uso è problematico perché, di notte, abbaglia tutti gli altri membri dell’equipaggio compreso – e qui non si scherza – il timoniere.
La certata stagna da kayak o deriva: tecnica e bellissima, ma se non sei bagnato da uno spray continuo, dopo 10 minuti sei cotto e bollito da servire in tavola con un limone in bocca.
 
Le ciambelle galleggianti di qualsiasi forgia o colore: offendono qualsiasi uomo di mare a bordo e, mi scuso per il termine, rompono terribilmente i coglioni!
La bandiera pirata: oltre ad essere internazionalmente vietata, per favore…

Invece, d’estate, i capi tecnici essenziali sono il costume da bagno, il telo da mare, seguiti dalla crema solare che, mi raccomando, NON deve essere un olio che, per quanto attenti finirebbe con lo spalmarsi per bene sul ponte…
 

Ezio Grillo


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