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Coronavirus: posso uscire in barca da solo?. Articolo prezo da "Liguria nautica"

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Coronavirus: posso uscire in barca da solo?. Articolo prezo da "Liguria nautica"

F&B Yachting, vendita di accessori nautici
Pubblicato in Leggi e aggiornamenti · Mercoledì 18 Mar 2020
Tags: coronavirus
16 Marzo 2020

In molti in queste ore si stanno chiedendo se possono alleviare le sofferenze dell’isolamento forzato, dettato dal decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri per arginare la diffusione del Coronavirus, uscendo con la propria barca in solitaria, oppure rifugiarsi su un molo a pescare, per stare un po’ all’aria aperta.

La risposta è no. Ecco perché.

Il DPCM del 9 marzo effettivamente non fornisce indicazioni relative alle attività ludico sportive in mare. Tanto che il Ministero dei Trasporti si è dovuto affrettare a fornire alle Capitanerie di Porto delucidazioni in merito, trasmesse poi a tutti i circoli nautici, associazioni e porti turistici.
“L’uscita in mare – spiega la Direzione Marittima di Bari in una nota – richiederebbe inevitabilmente lo spostamento, anche se nel solo ambito cittadino, per il raggiungimento del mezzo navale, e ciò comporterebbe la violazione del DPCM, in quanto tale spostamento non sarebbe giustificato da esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Vale a dire le uniche tre giustificazioni ammesse nella famosa autocertificazione da presentare ad un eventuale controllo delle forze dell’ordine.
Il Mit, in sostanza, dice che il problema non è tanto l’uscita in mare. Il vero problema, infatti, si pone per lo spostamento da casa al porticciolo in cui è ormeggiata la barca, che non sarebbe giustificato. Cosa diversa, invece, per chi vive a bordo della propria barca (ed è in grado di documentarlo), che invece potrà prendere il largo senza infrangere le disposizioni governative.
Un’altra eccezione è per chi lavora a bordo di un’imbarcazione, come ad esempio il comandante e gli altri marittimi che avevano in programma il trasferimento della loro imbarcazione, magari per un lavoro in bacino. In questo caso è possibile recarsi a bordo (e uscire in mare) dato che viene rispettato il principio delle esigenze lavorative. Ovviamente, però, la barca non potrà essere noleggiata o fare uscite a fini diportistici.
Lo stesso vale per i pescatori professionisti, che possono continuare a svolgere la loro attività, uscendo in mare con i pescherecci.

Per tutti gli altri, invece, purtroppo non è consentito raggiungere la propria barca e neppure un molo da cui gettare una lenza. “La violazione – sottolinea la Direzione Marittima di Bari – comporta l’applicazione dell’art. 650 del Codice Penale, salvo ogni eventuale successiva verifica di dichiarazioni mendaci dell’autocertificazione. Si confida – conclude la nota – nell’opera di comprensione e conseguente sensibilizzazione che i circoli nautici/associazioni porranno in essere nei confronti di tutti gli associati, in ragione della tutela del bene primario della salute pubblica“.

Lo stesso discorso vale per le spiagge. Nella giornata di domenica 15 marzo, lungo il litorale di Genova, alcune motovedette della Guardia Costiera sono state impegnate nel pattugliamento delle spiagge via mare da dove, con il megafono di bordo, hanno invitato le persone che sostavano in spiaggia ad allontanarsi.

Nei guai anche un uomo di Rapallo che, sempre il 15 marzo, si è tuffato a San Michele di Pagana con la muta e tutta l’attrezzatura necessaria per fare pesca subacquea. Quando è uscito dall’acqua ha trovato gli agenti della Polizia di Stato che hanno dovuto applicare l’articolo 650 del Codice Penale. Anche in questo caso, nonostante l’attività fosse in solitaria, non è motivato lo spostamento da casa verso la spiaggia. Nella stessa spiaggia, i poliziotti hanno denunciato altre 4 persone che invece stavano prendendo il sole.
Giuseppe Orrù (Liguria Nautica)


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