Coronavirus: posso uscire in barca da solo?. Articolo prezo da "Liguria nautica"
16 Marzo 2020
In molti in queste ore si stanno chiedendo se possono
alleviare le sofferenze dell’isolamento forzato, dettato dal decreto della
Presidenza del Consiglio dei Ministri per arginare la diffusione del
Coronavirus, uscendo con la propria barca in solitaria, oppure rifugiarsi su un
molo a pescare, per stare un po’ all’aria aperta.
La risposta è no. Ecco perché.
Il DPCM del 9 marzo effettivamente non fornisce indicazioni
relative alle attività ludico sportive in mare. Tanto che il Ministero dei
Trasporti si è dovuto affrettare a fornire alle Capitanerie di Porto
delucidazioni in merito, trasmesse poi a tutti i circoli nautici, associazioni
e porti turistici.
“L’uscita in mare – spiega la Direzione Marittima di Bari in
una nota – richiederebbe inevitabilmente lo spostamento, anche se nel solo
ambito cittadino, per il raggiungimento del mezzo navale, e ciò comporterebbe
la violazione del DPCM, in quanto tale spostamento non sarebbe giustificato da
esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute”. Vale a dire
le uniche tre giustificazioni ammesse nella famosa autocertificazione da
presentare ad un eventuale controllo delle forze dell’ordine.
Il Mit, in sostanza, dice che il problema non è tanto
l’uscita in mare. Il vero problema, infatti, si pone per lo spostamento da casa
al porticciolo in cui è ormeggiata la barca, che non sarebbe giustificato. Cosa
diversa, invece, per chi vive a bordo della propria barca (ed è in grado di
documentarlo), che invece potrà prendere il largo senza infrangere le
disposizioni governative.
Un’altra eccezione è per chi lavora a bordo di
un’imbarcazione, come ad esempio il comandante e gli altri marittimi che
avevano in programma il trasferimento della loro imbarcazione, magari per un
lavoro in bacino. In questo caso è possibile recarsi a bordo (e uscire in mare)
dato che viene rispettato il principio delle esigenze lavorative. Ovviamente,
però, la barca non potrà essere noleggiata o fare uscite a fini diportistici.
Lo stesso vale per i pescatori professionisti, che possono continuare a
svolgere la loro attività, uscendo in mare con i pescherecci.
Per tutti gli altri, invece, purtroppo non è consentito
raggiungere la propria barca e neppure un molo da cui gettare una lenza. “La
violazione – sottolinea la Direzione Marittima di Bari – comporta
l’applicazione dell’art. 650 del Codice Penale, salvo ogni eventuale successiva
verifica di dichiarazioni mendaci dell’autocertificazione. Si confida –
conclude la nota – nell’opera di comprensione e conseguente sensibilizzazione
che i circoli nautici/associazioni porranno in essere nei confronti di tutti
gli associati, in ragione della tutela del bene primario della salute
pubblica“.
Lo stesso discorso vale per le spiagge. Nella giornata di
domenica 15 marzo, lungo il litorale di Genova, alcune motovedette della
Guardia Costiera sono state impegnate nel pattugliamento delle spiagge via mare
da dove, con il megafono di bordo, hanno invitato le persone che sostavano in
spiaggia ad allontanarsi.
Nei guai anche un uomo di Rapallo che, sempre il 15 marzo,
si è tuffato a San Michele di Pagana con la muta e tutta l’attrezzatura
necessaria per fare pesca subacquea. Quando è uscito dall’acqua ha trovato gli
agenti della Polizia di Stato che hanno dovuto applicare l’articolo 650 del
Codice Penale. Anche in questo caso, nonostante l’attività fosse in solitaria,
non è motivato lo spostamento da casa verso la spiaggia. Nella stessa spiaggia,
i poliziotti hanno denunciato altre 4 persone che invece stavano prendendo il
sole.
Giuseppe Orrù (Liguria Nautica)
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