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Il paradosso del velista che di poppa va sempre a motore

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Il paradosso del velista che di poppa va sempre a motore

F&B Yachting, vendita di accessori nautici
Pubblicato da Ezio Grillo in Vela · Sabato 28 Apr 2018
Tags: spigennakerparasailorparasail
A volte, per chi fa il nostro mestiere con passione, non è facilissimo essere diplomatici.
In questo articolo ho infatti deciso di parlare di un argomento che a me sta molto a cuore e di farlo senza troppi filtri: la navigazione in poppa!
 
Parto dal paradosso espresso nel titolo: perché la maggior parte delle persone che acquistano una barca a vela - e che quindi dovrebbero amare la navigazione nel silenzio e cullati dal vento e dalle onde – usano sempre il motore nelle andature di poppa?

Penso sia comprensibile quanto questa domanda sia importante per un team come il nostro, storicamente nato intorno alla vela Parasailor (nostro primo prodotto in assoluto). A noi sembra impensabile investire tanto denaro, tempo e passione in una barca a vela, grande, piccola, nuova o d’epoca che sia, e trascurare di armarsi con un gioco di vele ESSENZIALE ma COMPLETO che permetta di navigare con ogni vento.
 
Non so come dire: se mi prendo una barca a motore, per prima cosa mi assicuro che sia dotata di una sufficiente propulsione,  non necessariamente per fare le gare, ma sicuramente per muovermi agevolmente e in sicurezza. E’ logico e per questo tutti i cantieri suggeriscono delle motorizzazioni precise e spesso con diverse alternative…
 
Ora: perché non succede la stessa cosa nella barche a vela?
Perché la maggior parte degli armatori armano le loro barche con le sole vele bianche (randa e genoa) trascurando le vele da poppa (oltre che quelle da tempesta)?
E perché mai i cantieri vendono come optional le vele portanti?!
 
Così la maggior parte dei velisti si ritrovano con barche a vela che, con venti normali, sono in grado di veleggiare solo dalla bolina stretta a poco più di un traverso: e poi… il motore!
 
E’ lecito chiedersi come mai  siamo arrivati a questa assurditĂ .
 
Come sappiamo, storicamente il diporto era una attivitĂ  da Ă©lite, fatta da barche mediamente molto piĂą piccole di quelle attuali ma molto piĂą complesse. Si navigava solo con strumenti analogici, un attento e continuo studio, tanta competenza  e lavoro in coperta.
 
Senza andare troppo in là nei decenni, la prima vela da poppa che definirei “moderna” è stato lo spinnaker: vela simmetrica, realizzata in grammature e grassi differenti per “tenere” venti di diversa intensità, e che si usa con tangone.
 
L’uso del tangone richiede imprescindibilmente due cose:
 
  1. Un equipaggio
  2. Un equipaggio che sappia cosa fare e come agire in maniera coordinata
 
Per poter aprire e chiudere uno spi più agevolmente nacque poi la calza spi, utilizzata soprattutto in crociera (tenderei a non affrontare l’argomento regate in queste pagine).

Come ben sappiamo, la vela si è evoluta molto negli anni diventando sempre più una attività “diffusa” (non si può certo dire “di massa”). Ci è riuscita e continua su questa strada attraverso diverse vie che passano dallo sviluppo di nuovi materiali tecnologici all’industrializzazione dei cantieri, dall’ingegnerizzazione nella gestione dei carichi alla digitalizzazione. Il tutto si può semplificare in un solo concetto che è SEMPLIFICAZIONE.
 
Oggi siamo infatti in grado, solo per fare un esempio, di ormeggiare senza troppi problemi delle barche di misure impensabili solo qualche anno fa, in un massimo di due persone.
 
Tornando alle vele di poppa, dai tempi del solo spi simmetrico sono nate un numero di vele asimmetriche impressionanti: senza volerle citare tutte butto lì spi asimmetrici, MPS, gennaker, Code 0, 1, 2 code D… e chi più ne ha e più ne metta.

Le prime avevano come opzione la calza derivata dallo spi, ma ormai da qualche anno molti asimmetrici si usano con gli avvolgitori detti, a seconda della taglia, frullini o frulloni (molte di queste vele nascono già con cavo anti-torsione integrato così da essere usate solo su frullone).
 
RIBADISCO che in questo articolo non voglio affrontare l’argomento regata: parliamo di navigazione in crociera, delle persone che acquistano una barca a vela e vanno a motore.
Gli asimmetrici non richiedono il tangone! Tuttalpiù un bompresso, ma il punto è che l’uso senza tangone le rende accessibili ad equipaggi ridotti o anche famigliari: SEMPLIFICAZIONE.

Questo ne spiega il relativo successo negli anni e il loro sopravvento sugli spinnaker.
 
L’invenzione dei frullini ha dato una nuova linfa alla diffusione di queste vele, suggerendo l’idea che grazie agli avvolgitori potessero diventare ancora più gestibili e facili. Su questo argomento potrei approfondire ma preferisco soprassedere.
 
Eppure la nostra esperienza, e sicuramente anche quelle della maggior parte di chi mi legge, è che queste vele asimmetriche finiscono troppo spesso inutilizzate in un gavone. La prova sta nel fatto  che  vengono usate così raramente da spingere  gli entusiasti armatori a dichiarare come un evento cose del tipo “oggi ho navigato sotto gennaker per ben 4 ore!” postando spesso su un social.

Come mai?
Ciò per una ragione tecnica ben precisa e per dei discutibili motivi di marketing.
 
Mettiamo quindi da parte alcune vele particolari, che peraltro amo molto, da usare però solo in certe determinatissime condizioni, come il Code 0.
Le vele di poppa asimmetriche “tradizionali”, che possono trovare una eccellente applicazione nelle regate di club (oggi disegnate proprio su queste vele), hanno però un range d’uso che rispetto al vecchio spi è molto limitato.
 
Lo spinnaker, con tutti i suoi limiti legati alla difficoltà d’uso, è una vela di poppa pura che appunto serve a spingere la barca nelle andature portanti: semplificando possiamo dire generosamente che sull’apparente ha un range che va dai 90° ai 180° ovvero dal traverso alla poppa piena.

Importante: si cambia di mura a 180° (ovvero in poppa piena) per cui, di fatto, uno spi copre interamente il secondo e il terzo quadrante (da traverso a traverso).  

Dal punto di vista del marketing, gli asimmetrici sembrano invece rappresentare la soluzione ideale per l’espansivo mercato dei croceristi orientati alla SEMPLIFICAZIONE: in pratica si usa con solo due scotte e, oggi, si chiude con un frullone!
Inoltre si tratta di vele abbastanza facili da costruire e tutto sommato meno costose da realizzare rispetto al grosso spinnaker simmetrico: anche questo aiuta le vendite, no?

Ma se andiamo a vedere tecnicamente, un asimmetrico, sempre volendo essere generosi, diciamo che copre dai 60°ai 140° (o dai 50° ai 130°): in poche parole  da bolina larga al lasco. Questo range di andature ci dĂ  ovviamente il vantaggio di montare un po’ il vento, ma è evidente che risolve solo in minima parte il nostro problema inziale coprendo solo in parte i due quadranti della navigazione con vento portante.

Importante 2: si cambia mura a 140° per cui per strambare (o “abbattere” a seconda della scuola) si ha un “angolo morto” dai 140° di una mura fino ai 140° dell’altra. Di conseguenza la strambata avviene secondo due modalità: o lascando completamente e quindi cazzando con fatica sulle nuove mura, oppure più comunemente chiudendo la vela (o avvolgendola se dotata di frullone) per poi riaprirla sul nuovo bordo.

Ecco che, nella dura realtà, l’uso di una vela di poppa asimmetrica si evidenza riduttivo nel ristretto range di gradi di vento, nonché faticoso, se non difficile, nelle strambate.

Di fatto, per usare un gennaker, o si è baciati da una fortuna tale da avere sempre il vento esatto per mantenere la propria rotta nel ristretto range che queste vele offrono, oppure bisogna rassegnarsi a lunghi bordi e continue complesse strambate. Conseguentemente, il maggior uso di asimmetrici fuori dalle regate avviene  da parte di appassionati che escono per provare la vela seguendo il vento  e non una rotta specifica verso una meta.

Se poi facciamo un po’ di “mea culpa” considerando che il velista medio italiano è affetto da una certa pigrizia, spighiamo perché queste vele, quando presenti a bordo, finiscano spesso dimenticate in un gavone.

Ma per fortuna la storia non finisce qui e, mi spiace portare acqua al nostro mulino: diversi anni fa nascono rispettivamente le vele Parasailor e Parasail.
 
Dotate di una apertura nel punto di massima pressione e di un’ala, queste vele sono in realtà un progetto aeronautico e danno un tale numero di vantaggi che se mi mettessi ad elencarli sembrerei un venditore di medicamenti miracolosi al mercato del paese.

Ma nel semplice quadro delle considerazioni che abbiamo fatto in questo articolo, le nostre  vele SIMMETRICHE  si possono usare con estrema facilitĂ  SENZA tangone (due persone con l’ausilio del pilota automatico), e regalano un sorprendente range in gradi sul vento apparente: da 60° a 180 gradi ovvero da bolina larga a poppa piena (con o senza tangone).

Non è questa la sede per spiegare come si porti questa vela senza tangone, come senza tangone regga i 180°, ne come si faccia a strambare: chiedo solo, per il momento, di considerare che ci sono qualche migliaio di felici velisti nel mondo che la stanno usando con passione e quindi di fidarsi…

Il punto è che finalmente con Parasailor e Parasail abbiamo la soluzione per navigare in poppa (e non solo), in equipaggio ridotto e famigliare, in piena sicurezza e controllo: possiamo quindi utilizzare la nostra barca a vela secondo la ragione per cui è nata. Andare col vento…

Rispondo infine alla domanda, un po’ ingenua in realtà, che più spesso ci viene posta: “ma perché non si vedono così tanti Parasailor e Parasail nei mari?”.

Il punto è che le nostre vele vengono e possono essere prodotte solo da una azienda al mondo, l’unica che ha sviluppato il know-how per realizzarle: la tedesca IStec.
Ancora una volta c'è una questione di marketing: le velerie tradizionali non sono in grado di progettare delle vele con le ali, per cui propongono semplicemente quello che sono in grado di realizzare.

Potrebbero, come i cantieri peraltro, acquistare le nostre vele e proporle ai loro clienti al posto dei gennaker o spi: ma è ovvio che guadagnerebbero MOLTO meno rispetto a vendere quelle cucite da loro…

La IStec è quindi  una sola azienda “contro” alcune migliaia di velerie sparse su tutte le coste ed economicamente non interessate alle “vele che volano”.
Di conseguenza, per quando si cerchi di essere ovunque, è chiaro che con le nostre migliaia di vele vendute in questi anni (non poche in realtà), non siamo in grado di competere in termini di diffusione con le decine di migliaia di vele da poppa tradizionali sparse nel tempo un po’ in tutti i mari. Lo facciamo in termini di qualità e servizio…

Resto sul punto centrale di questo articolo però: decine di migliaia di vele da poppa presenti nei mari del mondo, sono comunque un numero esiguo se confrontato con l’intero parco barche a vela. Gli armatori, soprattutto in Italia ahimè, di poppa navigano perlopiù a motore…
 
Nella speranza di essere riuscito a suggerire qualche argomento di riflessione, auguro buon vento e… possibilmente di poppa!
 

Ezio Grillo


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