Gli errori da non fare all’ormeggio in porto
Pubblicato da Ezio Grillo in ormeggio · Martedì 19 Dic 2023
Tags: blog, nautico, errori, attrezzatura, ormeggio, porto
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Negli ultimi anni le ondate di eccezionale maltempo su tutte le coste italiane, ha creato tanti danni alle barche, alcuni dei quali evitabili
Con questo articolo non intendiamo spiegare come vada fatto un ormeggio, ma vorremmo sottolineare alcuni errori da non fare. Errori che abbiamo riscontrato su diverse barche, errori che hanno portato a danni altrimenti evitabili.
Parliamo quindi dell’ormeggio in porto, nel “nostro” posto barca, quello che deve custodire in sicurezza il nostro yacht quando siamo assenti.
Lasciamo ovviamente perdere i casi estremi come la distruzione del Porto Carlo Riva di Rapallo che, avendo rotto la diga di sopraflutto, le poche barche che si sono salvate dallo scempio è stato per pura casualità .
Invece, Negli altri porti che in questi anni hanno subito resistendo a quella e ad altre tremende ondate di eccezionale maltempo, il primo aspetto importantissimo che abbiamo visto troppo spesso trascurare sono le trappe.
Ora non parliamo di quei posti barca che non prevedono corpi morti e trappe (pontili a fingher, ecc), ma di tutti gli altri, molti approdi compresi, che prevedono che le barche siano ormeggiate con l’uso appunto di “trappe” (cime fissate a delle catenarie sul fondo dette “corpi morti”).
Ora non parliamo di quei posti barca che non prevedono corpi morti e trappe (pontili a fingher, ecc), ma di tutti gli altri, molti approdi compresi, che prevedono che le barche siano ormeggiate con l’uso appunto di “trappe” (cime fissate a delle catenarie sul fondo dette “corpi morti”).
Bene, spesso si dà per scontato che questa linea d’ormeggio sia soggetta alla manutenzione e responsabilità del porto stesso. In realtà il porto si occupa ed è responsabile dei corpi morti, ma, come si dice in gergo, “dal grillo alla barca” – ovvero la trappa – la manutenzione e responsabilità ricade sulla persona a cui l’ormeggio è intestato (l’armatore): anche se la trappa ci viene fornita dal porto stesso!
E’ quindi buona norma - anche perché se si rompe non c’è assicurazione che ci paghi se non tiriamo fuori la fattura di un subacqueo che dimostri una manutenzione periodica - far controllare e sostituire la trappa quando necessario.
Secondo punto sono le linee d’ormeggio a terra (normalmente al pontile) le cosiddette “bozze”.
Queste, come la trappa, devono ovviamente essere di carico di rottura (e quindi di diametro) tale da poter resistere anche a sollecitazioni eccezionali.
E’ necessario che siano cime sempre di qualità , ben pre-stirate, ma che garantiscano una certa elasticità : su barche di “normale grandezza” consigliamo delle cime da ormeggio in poliestere e di marca accertata.
Le cime da ormeggio possono essere a 3, 8 o 12 legnoli oppure a doppia treccia. Le prime generalmente godono di carichi di rottura piĂą alti, sono facili da impiombare ma si induriscono velocemente nel tempo e soprattutto prima o poi fanno rumore. Quelle a doppia treccia, sono silenziose, durano nel tempo, sono sicuramente piĂą eleganti, ma godono di carichi di rottura piĂą bassi e sono impegnative da impiombare.
Non bisogna esagerare nel diametro di queste cime in quanto ne diminuiamo l’elasticità (oltre che ridurne la maneggevolezza) e magari entrano con difficoltà nelle gallocce o nelle “bocche di granchio”.
Ma la cosa importante è che le cime da sole non bastano: non sono abbastanza ammortizzate!
In condizioni normali tutto va bene: ma quando il vento aumenta e con esso la risacca in porto, se non prevediamo un sistema d’ammortizzazione ben fatto, la barca sarà inevitabilmente soggetta a strappi , fino a piegare o rompere i prigionieri delle gallocce stesse!
Qui si apre un mondo di discussioni da banchina nel quale non abbiamo nessuna intenzione d’entrare. Quello che facciamo è evidenziare quella che per noi sono i problemi riscontrabili e suggerire le soluzioni tecnicamente migliori.
I “molloni”, qualsiasi sia la loro qualità , li consideriamo concettualmente sbagliati per i seguenti motivi:
- Danno inevitabilmente ritorno elastico, il che amplifica l’escursione della barca
- Spesso i carichi di rottura non sono dichiarati: comunque sono bassi
- Sono soggette ad una forte usura nel tempo: attenzione si tratta di usura che può portare alla rottura e non al semplice sfinimento
- Sono rumorose
Le “gomme” ovvero quegli oggetti in gomma attorno cui si attorciglia la cima d’ormeggio. Anche questi sistemi, normalmente destinati a barche di piccole dimensioni, effettivamente ammortizzano: alcuni modelli (pochi in realtà ) non fanno rumore, ma sono comunque soggetti a fortissima usura e rovinano oltretutto le cime. Dalla loro parte hanno il costo ridotto ed il fatto che il carico di rottura del sistema rimane quello della cima usata: ma di fatto portano appunto ad un degrado delle cime stessa nel tempo.
Esistono delle “gomme” che si inseriscono fra due pezzi di cima (come le molle): ma anche queste se hanno dei carichi di rottura dichiarati, non possono essere garantiti nel tempo in quanto la gomma è un materiale che si deforma con l’uso soprattutto se usata in estensione.
La soluzione per noi sono gli ammortizzatori: un ammortizzatore si differenzia dalle soluzioni precedenti in quanto ha un sistema che inibisce il “ritorno elastico” o comunque sono stati costruiti per non avere un ritorno elastico naturale.
Ora, di ammortizzatori da ormeggio ne esistono tanti tipologie: meccanici, idraulici, in gomma…
Ne elenchiamo i punti deboli da controllare al momento dell’acquisto:
- Non dovrebbero avere filettature nei punti di sforzo: la maggior parte hanno infatti le barre di scorrimento (dove batte la fine corsa) bloccate da filettature. Questo nel tempo è un limite alla resistenza. Se le anno devono essere “filettature piane” che consentono una maggiore resistenza.
- In quelli meccanici è bene controllare che ci sia uno o più cuscinetti di fine corsa così da rendere l’ammortizzazione a durezza progressiva. Quelli idraulici sono per natura progressivi.
La "progressivitĂ " disperde i picchi di carico. - Le gomme devono lavorare in compressione per durare nel tempo, non in estensione.
- Non deve lavorare in torsione: alcuni ammortizzatori sono costruiti con delle molle. Le molle lavorano torcendo l’intera struttura per cui la degradano nel tempo.
- I carichi di rottura dovrebbero essere chiari e dichiarati: non basta che ne siano consigliate le taglie in base alla misura e dislocamento della barca
- Gli acciai devono essere AISI 316 L o AISI 318 LN: non basta che siano AISI 316 o 304, il salino li rovinerebbe in breve tempo
Come sempre avremmo tanto alto da aggiungere fra cui i nomi delle marche migliori: non lo facciamo perché da un lato sono quelle che non a caso abbiamo scelto.
Sarebbe ancor piĂą bello fare l'elenco di quelli da non prendere: ma la legge non ce lo permette per cui contiamo sul fatto che un'attento studio dei punti deboli elencati precedentemente, possa fornire al lettore gli elementi di giudizio necessari per la migliore scelta.
Ezio Grillo Rizzi
1 recensione
Lorenzo
Giovedì 21 Dic 2023
Dottor Grillo, lei è come sempre preciso ed illuminante. Grazie!